Materiale di Storia per le Classi Quinte - Scuola Primaria
Blog del Maestro Paolo Gori, materiali didattici di Storia e Geografia per la Scuola Primaria
mercoledì 24 febbraio 2016
sabato 13 febbraio 2016
Antica Roma - Calendario Romano
Materiale di Storia per le Classi Quinte - Scuola Primaria
Calendario di Romolo
In origine era un calendario lunare diviso in dieci mesi con inizio alla luna piena di marzo (il 15), istituito, secondo la tradizione, da Romolo, fondatore di Roma, nel 753 a.C..
I mesi, in realtà non lunari in quanto la durata del mese avrebbe dovuto essere di 29,5 giorni, erano:
In totale, il calendario durava 304 giorni.
Calendario di Romolo
In origine era un calendario lunare diviso in dieci mesi con inizio alla luna piena di marzo (il 15), istituito, secondo la tradizione, da Romolo, fondatore di Roma, nel 753 a.C..
I mesi, in realtà non lunari in quanto la durata del mese avrebbe dovuto essere di 29,5 giorni, erano:
Martius (31 giorni) |
Aprilis (30 giorni) |
Maius (31 giorni) |
Iunius (30 giorni) |
Quintilis (31 giorni) |
Sextilis (30 giorni) |
September (30 giorni) |
October (31 giorni) |
November (30 giorni) |
December (30 giorni) |
C'erano circa 61 giorni di inverno che non venivano assegnati ad alcun mese: in pratica, dopo dicembre, si smetteva di contare i giorni per riprendere nuovamente il conteggio al marzo successivo.
Calendario di Numa
Numa Pompilio, il secondo dei sette re di Roma, modificò il calendario nel 713 a.C., aggiungendo i mesi di gennaio e febbraio ai dieci preesistenti: complessivamente, egli aggiunse 51 giorni ai 304 del calendario di Romolo, togliendo un giorno da ciascuno dei mesi che ne avevano 30 (facendoli così diventare dispari) e portando a 57 giorni il totale di quelli che i mesi di gennaio e febbraio dovevano spartirsi.
Fonte: "Calendario romano." Wikipedia, L'enciclopedia libera. 21 gen 2016, 00:45 UTC. 13 feb 2016, 15:11 <//it.wikipedia.org/w/index.php?title=Calendario_romano&oldid=78338343>
Calendario di Numa
Numa Pompilio, il secondo dei sette re di Roma, modificò il calendario nel 713 a.C., aggiungendo i mesi di gennaio e febbraio ai dieci preesistenti: complessivamente, egli aggiunse 51 giorni ai 304 del calendario di Romolo, togliendo un giorno da ciascuno dei mesi che ne avevano 30 (facendoli così diventare dispari) e portando a 57 giorni il totale di quelli che i mesi di gennaio e febbraio dovevano spartirsi.
A gennaio vennero assegnati 29 giorni e a febbraio 28: poiché i numeri pari erano ritenuti sfortunati, febbraio fu considerato adatto come mese di purificazione. Degli undici mesi con un numero dispari di giorni, quattro ne avevano 31 e sette ne avevano 29.
Calendario Giuliano (di Giulio Cesare)
Il calendario di Numa Pompilio venne riesaminato quando ad essere pontefice massimo fu Giulio Cesare: venne così istituito, nel 46 a.C., il calendario giuliano. Quest'ultimo portò la durata dell'anno a 365 giorni e introdusse l'anno bisestile: le riforme al calendario giuliano furono completate sotto il suo successore Augusto, che lo rimise in ordine dopo le guerre civili.
Quintilis fu ribattezzato Iulius nel 44 a.C. in onore a Giulio Cesare e Sextilis fu ribattezzato Augustus nell'8 a.C. in onore allo stesso Augusto, in quanto quest'ultimo durante questo mese era divenuto per la prima volta console e aveva ottenuto grandi vittorie.
Il calendario giuliano rimase in vigore per molti secoli anche dopo la caduta dell'impero romano, sostituito solo nel 1582 dal calendario gregoriano.
Calendario civile | Calendario religioso | |
---|---|---|
secondo Macrobio e Plutarco | secondo Ovidio | secondo Fowler |
Ianuarius (29) | Ianuarius | Martius |
Februarius (28) | Martius | Aprilis |
Martius (31) | Aprilis | Maius |
Aprilis (29) | Maius | Iunius |
Maius (31) | Iunius | Quintilis |
Iunius (29) | Quintilis | Sextilis |
Quintilis (31) | Sextilis | September |
Sextilis (29) | September | October |
September (29) | October | November |
October (31) | November | December |
November (29) | December | Ianuarius |
December (29) | Februarius | Februarius |
Calendario Giuliano (di Giulio Cesare)
Il calendario di Numa Pompilio venne riesaminato quando ad essere pontefice massimo fu Giulio Cesare: venne così istituito, nel 46 a.C., il calendario giuliano. Quest'ultimo portò la durata dell'anno a 365 giorni e introdusse l'anno bisestile: le riforme al calendario giuliano furono completate sotto il suo successore Augusto, che lo rimise in ordine dopo le guerre civili.
Quintilis fu ribattezzato Iulius nel 44 a.C. in onore a Giulio Cesare e Sextilis fu ribattezzato Augustus nell'8 a.C. in onore allo stesso Augusto, in quanto quest'ultimo durante questo mese era divenuto per la prima volta console e aveva ottenuto grandi vittorie.
Il calendario giuliano rimase in vigore per molti secoli anche dopo la caduta dell'impero romano, sostituito solo nel 1582 dal calendario gregoriano.
Ianuarius | Dedicato al dio Ianus (Giano) Il dio bifronte segnava il passaggio dall'anno precedente a quello successivo. Ianua in latino significa "porta", altro riferimento al cambiamento dell'anno. | gennaio |
Februarius | Mese della Februa (purificazione). In questo mese si praticava la purificazione dei campi prima che venissero coltivati. | febbraio |
Mars | Dedicato al dio Mars (Marte), dio della guerra. | marzo |
Aprilis | Dedicato alla dea Venus (Venere), dal latino 'aperire' cioè aprire e si riferisce alle gemme che sbocciano | aprile |
Maius | Dedicato alla dea Maia (Maia), dea della fertilità, in questo mese si praticava un rituale mirato alla fertilità dei campi. | maggio |
Iunius | Dedicato alla dea Iuno (Giunone). | giugno |
Quintilis, poi Iulius | Quinto mese, dedicato a Gaio Giulio Cesare (Caius Iulius Caesar). | luglio |
Sextilis, poi Augustus | Sesto mese, dedicato all'Imperatore Augusto (Caius Iulius Caesar Octavianus Augustus). | agosto |
September | Settimo mese dell'antico calendario di Romolo che vedeva marzo come primo mese. | settembre |
October | Ottavo mese dell'antico calendario di Romolo. | ottobre |
November | Nono Mese dell'antico calendario di Romolo. | novembre |
December | Decimo mese dell'antico calendario di Romolo. | dicembre |
venerdì 12 febbraio 2016
Antica Roma - Gli Orazi e i Curiazi
Materiale di Storia per le Classi Quinte - Scuola Primaria
Jacques-Louis David - Il giuramento degli Orazi - dipinto su tela (330x425 cm), 1784 - Parigi, Musée du Louvre . |
"Al tempo del terzo Re di Roma,
Tulio Ostilio, i Romani erano in guerra con gli Albani.
Ora avvenne che nei due eserciti
nemici si trovarono da ciascuna parte tre fratelli gemelli, eguali di forza e
di età. Gli uni si chiamavano Orazi e gli altri Curiazi: e benché questo evento
sia quasi il più famoso tra le cose antiche, tuttavia non si sa chiaramente
quali furono i Romani e quali gli Albani. Ma i più credono che gli Orazi
fossero i Romani; ed io mi accordo con costoro. I Re trattarono con questi
fratelli, che ciascuno combattesse per il suo paese. Si convenne che dovesse
spettare il predominio a quel popolo i guerrieri del quale avessero riportato
vittoria in quel combattimento.
Dopo di che i tre Orazi e i tre
Curiazi impugnarono le armi. Ognuno dei due eserciti cercava di animare i
propri campioni, dando loro: «Gli Dei nostri, la patria, i genitori, tutto è
ora affidato alle vostre armi, al vostro valore». Incitati da queste grida, i
combattenti avanzavano fieri nello spazio che divideva i due eserciti.
Le trombe suonarono: i sei
giovani mossero gli uni contro gì altri, con le armi in resta, come usano fare
gli eserciti schierati per la battaglia, preoccupati non per il proprio
pericolo, ma per il pensiero che da essi dipendeva la sorte della loro patria.
Al primo cozzo, appena si videro
lampeggiare le spade sguainati gli spettatori, presi da un'ansia terribile,
stavano col fiato sospeso! in gran silenzio. Poi, mentre l'attenzione generale
era attratta non più soltanto dai movimenti dei combattenti e dall'incrociarsi
confusi dei dardi e delle spade, ma anche dalle ferite e dal sangue, due dei
Romani caddero morti l'uno sull'altro, dopo però che tutti e tre gli Albani
erano stati feriti. Nel vederli cadere l'esercito albano mandò grida di gioia,
mentre le legioni romane, perduta ogni speranza, erano trepidanti per la sorte
di quel loro unico superstite guerriero attorniato dai tre Curiazi.
Per fortuna costui era affatto
illeso, in modo che, se non poteva' tener testa da solo ai tre avversari, era
però in condizioni vantaggiosa in confronto a ciascuno di loro. Perciò, per
poterli affrontare ad uno ad uno, si mise a fuggire, pensando che ciascuno lo
avrebbe inseguito con quella velocità che le sue ferite gli consentivano. E
già) correndo si era allontanato un bel po' dal luogo dove si era svolta la
lotta, quando, voltatosi indietro, vide che i tre nemici nell'inseguirlo
s'erano discostati assai l'uno dall'altro: uno solo era poco lontano da lui.
Ritornò contro questo con grande impeto, lo uccise, e poi si lanciò contro il
secondo.
In tale momento furono invece i
Romani che, con alte grida, incoraggiarono il proprio guerriero, il quale si
affrettò a condurre a termine il secondo scontro; e, prima che il terzo dei
Curiazi, di poco lontano potesse raggiungerlo, il secondo era già bell'e morto.
Ormai restavano uno degli Orazi
contro uno dei Curiazi: ma l’uno illeso e rianimato dalla doppia vittoria;
l'altro ferito, sfinito di fori avvilito dall'uccisione dei due fratelli. Non
ci fu un vero combattimento. Il Romano con tono d'esultanza: «Ho ucciso »
esclamò «due fratelli; ora ucciderò il terzo, per modo che Roma comandi su
Alba». E al nemico che a stento reggeva le armi, infisse la spada nella gola,
in mezzo alle entusiastiche acclamazioni dei suoi concittadini."
Da T. LIVIO
giovedì 11 febbraio 2016
Antico Egitto - Psicostasia
La pesatura dell'anima
Materiale di Storia per le Classi Quarte - Scuola Primaria
Per gli antichi Egizi la morte non rappresentava la fine di tutto, bensì il passaggio verso il DUAT (l'Aldilà). perso il luogo dell’immortalità; ma per accedervi occorreva superare il giudizio di un vero e proprio tribunale presieduto dal dio Osiride, il «Giudice Supremo», che esercitava il suo potere avvalandosi di 42 giudici, simbolo dei peccati. I «Giudici dei Morti» venivano rappresentati seduti in una lunga fila: ognuno di essi veniva chiamato per nome e si doveva negare il peccato su cui egli presiedeva: era la «Confessione Negativa» (non ho detto il falso, non ho commesso razzie, non ho rubato. non ho ucciso uomini. ecc.). Questo tribunale, raggiunto grazie all'aiuto del dio Anubi, giudicava i morti pesandone il cuore.
Al centro della «Sala della Verità» nella quale avveniva la «pesatura dell'anima», la cosiddetta psicostasia, si trovava una bilancia a due piatti: nel primo si era una piuma, simbolo della dea-verità Maat nel secondo vi era il cuore del defunto stesso.
Gli Egizi pensavano che il cuore, sede di pensiero, bontà e sentimento, privo di peccati fosse più leggero di una piuma, e che per questo motivo, pesandolo, il tribunale sarebbe stato in grado di giudicare il defunto.
La pesatura era presieduta dal dio Thot che aveva il compito di registrare il verdetto: se i due pesi si equivalevano, il defunto poteva accedere al’Aldilà, ma se il cuore pesava più della piuma. questo veniva sbranato dalla Divoratrice Ammit, un animale mitologico metà coccodrillo e metà ippopotamo. In tal caso all'uomo sarebbe stato precluso il passaggio nel regno dei morti, ed avrebbe subito la seconda morte da cui non sarebbe più tornato.
Infine il dio Horo presentava l'anima, ormai "giustificato", ad Osiride che si trova in trono, all'estrema destra della sala, sotto un baldacchino a presiedere alla cerimonia.
La pesatura dell'anima era descritta in uso dei passi più importanti del Libro dei Morti la raccolta di inni, preghiere e formule magiche da pronunciare durante il rito funeratio, al fine di facilitare il viaggio del morto nell'Aldilà e permettergli di unirsi ad Osiride il Redentore: una particolare formula in esso contenuta serviva ad indurre il cuore a testimoniare a favore del suo padrone durante la psicostasia. Questa formula spesso veniva incisa sullo «scarabeo del cuore», un amuleto che era posto sul cuore del defunto.
Gli Egizi pensavano che il cuore, sede di pensiero, bontà e sentimento, privo di peccati fosse più leggero di una piuma, e che per questo motivo, pesandolo, il tribunale sarebbe stato in grado di giudicare il defunto.
La pesatura era presieduta dal dio Thot che aveva il compito di registrare il verdetto: se i due pesi si equivalevano, il defunto poteva accedere al’Aldilà, ma se il cuore pesava più della piuma. questo veniva sbranato dalla Divoratrice Ammit, un animale mitologico metà coccodrillo e metà ippopotamo. In tal caso all'uomo sarebbe stato precluso il passaggio nel regno dei morti, ed avrebbe subito la seconda morte da cui non sarebbe più tornato.
Infine il dio Horo presentava l'anima, ormai "giustificato", ad Osiride che si trova in trono, all'estrema destra della sala, sotto un baldacchino a presiedere alla cerimonia.
La pesatura dell'anima era descritta in uso dei passi più importanti del Libro dei Morti la raccolta di inni, preghiere e formule magiche da pronunciare durante il rito funeratio, al fine di facilitare il viaggio del morto nell'Aldilà e permettergli di unirsi ad Osiride il Redentore: una particolare formula in esso contenuta serviva ad indurre il cuore a testimoniare a favore del suo padrone durante la psicostasia. Questa formula spesso veniva incisa sullo «scarabeo del cuore», un amuleto che era posto sul cuore del defunto.
mercoledì 10 febbraio 2016
Antica Roma - I Sette Re di Roma
Materiale di Storia per le Classi Quinte - Scuola Primaria
Monarchia 753 aC - 509 aC.
Dalla sua nascita, avvenuta nel 753 a.C. fino al 509 a.C. Roma fu una
monarchia il cui governo era affidato ad un re che deteneva tutti i poteri:
« guidava l'esercito,
« amministrava la giustizia,
« promulgava le leggi,
« era il capo religioso della
popolazione.
I re di Roma non erano tali per nascita, ossia non c'era una famiglia
reale (dinastia) e non
c'erano diritti di ereditarietà del trono. Alla
morte di un Re il Senato ne nominava uno nuovo scegliendo tra i nobili
e i patrizi che meglio potevano assumere questo ruolo importante.
Il periodo monarchico di Roma durò circa 250 anni,
in questo arco di tempo fu governata da
7 re, diversi tra loro per
nascita e per carattere ma tutti, contribuirono alla crescita della città e
della popolazione.
1. 753 aC. - 716 aC. Romolo
2. 715 aC. - 672 aC. Numa Pompilio
3. 672 aC. - 640 aC. Tullo Ostilio
4. 640 aC. - 616 aC. Anco Marzio
5. 616 aC. - 579 aC. Tarquinio Prisco
6. 578 aC. - 535 aC. Servio Tullio
7. 534 aC. - 509 aC. Tarquinio il Superbo
Romolo
IL FONDATORE
(origine = Latina)
753 aC. - 716 aC.
IL FONDATORE
(origine = Latina)
753 aC. - 716 aC.
Numa Pompilio
IL SACERDOTE
(origine = Sabina)
715 aC. - 672 aC.
Successore di Romolo e nipote di Tito Tazio, era quindi
di origine sabina.
« Numa Pompilio fu il più
grande re dopo Romolo e il suo regno fu caratterizzato da un lungo periodo di pace.
« Re Numa cercò di trasmettere
al popolo i valori della religione e della virtù,
che sentiva profondamente propri al punto che lui stesso accettò la carica di
re solo dopo avere interpretato favorevolmente gli auspici divini.
« Fece edificare molti templi a Roma.
« Riformò il calendario che iniziava da Marzo, e in esso indicò i giorni
fausti (positivi) e i giorni infausti (negativi), in cui non
poteva essere presa nessuna decisione pubblica.
« A Numa si attribuisce,
l’istituzione del PONTIFEX MAXIMUS
(il capo fra i sacerdoti), di cui egli sarebbe stato il primo, e del collegio
delle vergini Vestali.
Tullio Ostilio
IL GUERRIERO
(origine = Latina)
672 aC. - 640 aC.
IL GUERRIERO
(origine = Latina)
672 aC. - 640 aC.
La politica di Tullio
Ostilio fu diversa da quella di Numa; già dal nome, derivante da
"hostis" si intuisce che fu "ostile" cioè predisposto alla guerra. Roma
infatti si trovava in posizione strategica e aveva bisogno di difendersi dai
popoli vicini.
« A lui si deve la guerra contro Alba Longa, che si
decise sotto forma di duello tra i massimi campioni delle due città, per
evitare un conflitto lungo e sanguinario.
« Fu così che si affrontarono
gli Oriazi contro i Curiazi,
battaglia che fu, infine, vinta dagli Oriazi romani.
« Vinta e sottomessa Alba
Longa, Tullio Ostilio continuò la sua espansione
conquistando le città etrusche di Veio e Fidene.
« Il re di Alba Longa cercò
però di ribellarsi a Roma e di sostenere le città etrusche. Fu sconfitto e
ucciso. Alba Longa venne distrutta
e la sua popolazione deportata a Roma;
non fu però ridotta in schiavitù perché Roma aveva bisogno di crescere e dunque
di nuova popolazione, e per via degli antichi legami di sangue che avvicinano i
due popoli. I territori di Alba Longa però furono abbandonati.
« A Tullio Ostilio si
attribuisce la costruzione della prima
sede del Senato. Fino a quel momento le sedute avvenivano nell'area del
Comizio, tra il Palatino e il Campidoglio.
Anco Marzio
IL MERCANTE
(origine = Sabina)
640 aC. - 616 aC.
IL MERCANTE
(origine = Sabina)
640 aC. - 616 aC.
Discendente di Numa Pompilio
viene eletto dopo la morte di Tullio Ostilio in un momento in cui l’Urbe era
divenuta ormai la più importante
città del Lazio.
« Anco Marzio dette forte
impulso al commercio ed
accrebbe la ricchezza di
Roma.
« Il Foro boario divenne il centro di scambi commerciali. Qui si
incrociavano la via Salaria
(del sale), le vie della transumanza (bestiame) e le vie che portano alle città
etrusche del sud e del nord.
« Con l'accrescere
dell'importanza commercio si rese necessario fortificare il colle Gianicolo, al di là del
Tevere, aumentando così il territorio
urbano.
« Per volere di Anco Marzio
venne costruita la via Ostiense
e venne fondata la prima colonia romana a Ostia.
« Numerose le opere
architettoniche; si ricorda il primo scalo portuale sul Tevere, il porto Tiberino, il primo ponte
sul Tevere, il ponte Sublicio
in legno che sostituiva l'antico guado presso
l'isola Tiberina.
Tarquinio Prisco
IL COSTRUTTORE
IL COSTRUTTORE
(origine = Etrusca)
616 aC. - 579 aC.
616 aC. - 579 aC.
Tarquinio Prisco fu il primo re etrusco a governare
l’Urbe. Originario di Tarquinia,
si stabilì a Roma con la moglie, una nobildonna etrusca dove fu benvoluto da
Anco Marzio che lo rese partecipe della vita cittadina. Alla morte di questo si
candidò personalmente per sostituirlo e, grazie alle sue capacità oratorie e
politiche, riuscì a farsi eleggere re di Roma.
« Governò saggiamente e, sotto il governo di Tarquinio Prisco, Roma
divenne una vera potenza.
« Con lui la cultura etrusco-romana si impose
in tutto il centro Italia.
« Viene ricordato soprattutto
per la realizzazione di numerose
opere pubbliche:
o Iniziò la costruzione della nuova
cinta muraria della città,
o Realizzò la Reggia dei Re, affacciata sulla
Valle del Foro,
o Innalzò il Tempiodi Vesta e la casa delle Vestali.
o Bonificò le paludi della valle del Foro (dove
sorgeranno i fori romani),
o Destinò la Valle
Murcia, tra il colle Palatino e il colle Aventino,
alle corse dei cavalli (qui sorgerà il Circo Massimo).
o Realizzò infine un
importante canale di scolo degli acquitrini, la Cloaca Maxima,
che per millenni sarà la principale rete fognaria della città di Roma.
« Il primo re etrusco proseguì
anche la politica espansionistica
romana nel Lazio.
Con Tarquinio la cultura etrusca si impose nell’Urbe
influenzando molti aspetti della vita dei romani. Nell'abbigliamento si
imposero la toga, le
calzature quadrate e l'utilizzo di tessuti pesanti. Si diffuse l'amore per il lusso e che caratterizzò per
oltre un millennio il volto di Roma. Si iniziò anche a celebrare il "trionfo" (pubblico) del
vincitore, acclamato dalla popolazione che partecipava sempre di più alle
vicende politiche e militari. Le influenze etrusche modificarono fortemente le
origine pastorali e contadine dei primi romani, contribuendo a rendere la grande
città e proiettandola verso ambizioni sempre maggiori.
Servio Tullio
IL RIFORMATORE
(origine = Etrusca)
578 aC. - 535 aC.
Servio Tullio era figlio di
una nobildonna etrusca deportata a Roma e, già dal nome, si capiscono le sue origini umili di
"servo" in casa di Tarquinio Prisco.
« Fu un grande riformatore sociale e politico e
ottenne il consenso del popolo a cui riconobbe molti diritti e a cui concesse
la possibilità di costruirsi una vita dignitosa, fu proprio il popolo ad
acclamarlo re, durante un comizio.
« Se ebbe il consenso dei Plebei, si inimicò la classe dei
nobili (Patrizi).
« Viene ricordato:
o per avere eliminato la schiavitù per debiti;
o per avere allargato l'esercito anche ai
nullatenenti, istituendo la figura del soldato-contadino che combatteva per
ottenere terra da coltivare e migliorare quindi la propria condizione economica
e sociale;
o per avere effettuato il
primo censimento della
popolazione in modo da rendere le tasse eque rispetto alle ricchezze di
ciascuno.
« Tra le opere architettoniche
realizzate per suo volere, si annovera il proseguimento delle mura a difesa della città (Mura serviane), ancora oggi
visibili in alcuni tratti del centro della capitale.
Le sue furono ottime riforme democratiche, ma la sua
fine sarà purtroppo violenta e ingloriosa: verrà infatti assassinato per mano
della figlia e del marito di lei, Lucio Tarquinio che voleva
usurparne il trono.
Tarquinio il Superbo
IL TIRANNO
(origine = Etrusca)
534 aC. - 509 aC.
A Lucio Tarquinio fu dato il
nome di Tarquinio il Superbo dopo avere ucciso, con la complicità della moglie TulliaMinore, il padre di lei Servio Tullio.
« Tarquinio il Superbo fu
l'ultimo re di Roma. Fu avversato dalla popolazione sia per il comportamento immorale sia per
alcune pessime decisioni con le quali venne nuovamente imposta la schiavitù
della plebe romana e il senato fu privato di ogni potere.
« Tarquinio il Superbo
proseguì la politica espansionistica
già attuata dai suoi predecessori, affermando la supremazia di Roma sul Lazio;
mantenne il primato sugli Etruschi e sugli Equi.
« Abbellì Roma, portando a
termine la costruzione del Tempio di Giove sul colle Campidoglio (Giove Capitolino).
« Trascurò completamente la
politica interna, diventando quindi una figura
avversa e odiata dal Senato e dal Popolo Romano.
« Fu cacciato nel’anno 509 in
seguito alla grave offesa arrecata da suo figlio Sesto Tarquinio a Lucrezia moglie del generale Lucio Tarquinio Collatino. Questa si
suicidò per la vergogna, scatenando le ire del popolo. Fu l’avvio della rivolta
guidata da Lucio Giunio Bruto e
dallo sesso Collatino che
poterà alla cacciata da Roma dei Tarquini e alla fine della Monarchia.
« I tentativi fatti dal re per
rientrare in Roma (per mezzo di una congiura,
con le armi etrusche dei Tarquiniesi e dei Veienti, con quelle del re etrusco Porsenna, e addirittura con
quelle dei Latini) fallirono tutti, e Tarquinio il Superbo morì in esilio,
lontano da Roma.
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